Tra i fattori di vulnerabilità all’azzardo potrebbero esserci anche gli effetti di un farmaco, l’Abilify, utilizzato per il trattamento di diverse patologie psichiatriche.
“A dire il vero nella scheda tecnica (anche italiana) è già riportato un avviso riguardante la possibile comparsa di gioco d’azzardo compulsivo, ma secondo la FDA la dicitura è insufficiente a descrivere la natura del rischio e andrebbe completata con gli altri possibili effetti sul comportamento (relativi a cibo, sesso e shopping).”
Questo studio accende i riflettori su un’ulteriore rischio di vulnerabilità alla messa in atto di comportamenti compulsivi e la conseguente difficoltà di gestire l’impulso. E’ necessario ricordare che in alcune doppie diagnosi (contemporanea presenza di un disturbo psichiatrico e un disturbo da dipendenza), giocare d’azzardo, può essere la conseguenza della patologia; come accade per le persone affette disturbo bipolare, durante la fase maniacale della malattia. E’ evidente che solo la farmacovigilanza diventa la prassi essenziale per analizzare le modificazioni del comportamento direttamente indotte dall’azione chimica della sostanza, in aggiunta a quelle endogene, e quindi autoprodotte dall’organismo stesso.
Il gioco d’azzardo può modificare l’assetto dei sistemi dei neurotrasmettitori, in particolare quello della noradrenalina, della serotonina e della dopamina: coinvolgendo il sistema della ricompensa, della gratificazione e della motivazione, anche in assenza di sostanze psicoattive. Il quadro è complesso, e la strada per leggere adeguatamente alcuni fenomeni sembra essere quella di tenere in considerazione tutti i fattori e conoscerne gli effetti sul comportamento, al fine di trovare strategie di cura e di riduzione del danno.