Perché in tutti i paesi del mondo, gli uomini che si tolgono la vita sono più numerosi rispetto alle donne?
Impulsività, pensieri ruminanti, bassi livelli di serotonina nel cervello, povertà di strumenti cognitivi – sono molteplici le vulnerabilità che possono aumentare il rischio di suicidio. Il professor Rory O’Connor, Presidente dell’Accademia Internazionale di ricerche sul Suicido, ha studiato, per oltre 20 anni, i processi psicologici che stanno alla base della morte auto-inflitta.
Coloro che studiano il suicidio sono inclini a pensare che raramente, o addirittura mai, un solo singolo fattore sia implicato nella decisione che porta al suicidio e, allo stesso tempo, sostengono che la malattia mentale, più comunemente la depressione, di solito precede un tale evento.
Il Suicidal Behaviour Research Lab di O’Connor lavora negli ospedali, con chi è sopravvissuto ad un suicido; li valuta entro 24 ore da il gesto e li monitora sul come se la caveranno in seguito. Svolge inoltre studi sperimentali, verifica cioè ipotesi su questioni come la tolleranza al dolore nelle persone suicide e i cambiamenti nella cognizione in seguito a brevi periodi di stress indotti. Dopo anni di studio, O’Connor ha trovato qualcosa nelle menti dei suicidi che lo sorprese. Si chiama perfezionismo sociale, e potrebbe aiutare a capire il motivo per cui la percentuale degli uomini che si uccidono è tre volte quella delle donne e in continuo aumento. Se si è un perfezionista sociale, si tende ad identificarsi con i ruoli e le responsabilità che si crede di dover avere nella vita. Il perfezionismo sociale è pericoloso perché è un giudizio sui giudizi immaginari che le altre persone hanno su di noi. . La ragione per cui è così problematico è perche è fuori da qualsiasi controllo
Ciò che ancora non è noto è il motivo. “La nostra ipotesi è che le persone che sono perfezioniste sociali sono molto più sensibili ai segnali di fallimento provenienti dall’ambiente”
E c’è una differenza di genere che potrebbe dare un indizio sul motivo per cui tanti uomini si uccidono?
Si ritiene generalmente che gli uomini, a loro danno, spesso si mostrano reticenti a parlare delle loro difficoltà emotive. Questa reticenza è emersa anche quando si tratta di discutere dei loro progetti ancora incerti per il futuro.
In supporto a tale dato, un team guidato dal professor Shelley Taylor presso la UCLA, che ha esaminato le risposte bio-comportamentali allo stress,e i ricercatori hanno scoperto che, seppure le donne potrebbero pensare al suicidio molto seriamente, grazie all’importanza che danno alle loro relazioni sociali, sono più inclini a pensare alle conseguenze del loro gesto su di esse, ciò si traduce nella non volontà di completare l’atto. Per quanto riguarda gli uomini, invece, la morte potrebbe essere vista come l’ultima forma di ‘fuga’.
Ma il Dr Thomas Joiner, della Florida State University, ha studiato le differenze tra le persone che pensano di suicidio e di coloro che in realtà agiscono sul loro desiderio di morte, facendone così emergere un aspetto rilevante per la differenza di genere.
Nel 2014, uno psicologo clinico Martin Seager e il suo team hanno deciso di testare la comprensione culturale di ciò che significa essere un uomo o una donna. Ciò che hanno trovato suggerisce che le aspettative di entrambi i generi su ciò che significa essere un uomo sono bloccati nel 1950. “La prima regola è che si deve essere un combattente e un vincente. La seconda è che deve fornire sostentamento e protezione. La terza è che deve mantenere la padronanza e il controllo in ogni momento. Se non si rispetta anche una di queste regole, viene meno l’identità culturale di uomo. Secondo questa logica, non si è ‘veri uomini’ quando si mostra la propria vulnerabilità. ” Un uomo che ha bisogno di aiuto è visto come una figura di divertimento”, dice. Le conclusioni del suo studio fanno eco a ciò che O’Connor e i suoi colleghi hanno scritto in un rapporto del 2012 sul suicidio nel sesso maschile:
Nonostante i progressi della società, il significato di essere un uomo di successo non è molto cambiata; così come non si è modificato il senso del fallimento nel maschile. Ma oggi il genere maschile, investito da una profonda crisi, di cui il suicidio non è che la manifestazione più estrema, è in grado di interrogarsi sulla sua propria vulnerabilità, sia nei suoi aspetti biologici che negli aspetti culturali e ripensarsi di fronte al femminile e dunque all’interno della stessa società?