L’esperienza del non riuscire a dormire (insonnia) è, molto comune e siamo tutti in grado di ricordarci almeno un episodio in cui ci è capitato di stare svegli nel letto per lungo tempo o di risvegliarci durante la notte, senza riuscire più a riaddormentarci.
Il disturbo da insonnia è caratterizzato dalla frequenza di questi episodi e colpisce circa il 30% della popolazione occidentale. L’insonnia è una condizione caratterizzata dalla difficoltà a prendere sonno o a mantenerlo durante l’intera notte, nonostante le condizioni favorevoli al dormire.
Le persone che soffrono di insonnia presentano uno o più dei seguenti sintomi:
- Difficoltà ad addormentarsi
- Risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno
- Risvegli precoci al mattino
- Sonno non ristoratore
- Stanchezza o scarsa energia durante il giorno
- Difficoltà di concentrazione
- Frequente irritabilità
- Comportamenti istintivi o aggressivi
- Difficoltà al lavoro o a scuola
- Difficoltà ad addormentarsi
- Problemi nelle relazioni personali con familiari, partner e amici
L’insonnia cronica è un disturbo molto comune che colpisce una persona su dieci, è maggiormente frequente nelle donne rispetto agli uomini e si può presentare a tutte le età. Gli adulti sono più a rischio rispetto ai più giovani. In particolare, le persone maggiormente vulnerabili sono quelle che attraversano un periodo stressante, che soffrono di disturbi psichici (es. depressione, ansia), i lavoratori notturni e a turni, coloro che viaggiano spesso cambiando il fuso orario. L’insonnia può presentarsi inoltre in associazione a condizioni mediche che possono compromettere la qualità del sonno, come, ad esempio, il dolore cronico.
Ciò che ormai è ampiamente risaputo e condiviso nel mondo scientifico è che il sonno è fondamentale per la sopravvivenza e il benessere. Per esempio, una delle principali funzioni del dormire è di aiutarci a consolidare la nostra memoria. Tutto quello che noi facciamo durante la giornata, infatti, richiede al nostro cervello di elaborare un’incredibile quantità di informazioni. Tutti questi dati ed esperienze, anziché essere direttamente registrati, devono essere prima elaborati e poi conservati nella nostra memoria.
Un’altra funzione importante del sonno è l’effetto benefico che ha sul nostro corpo, che ha bisogno di lunghi periodi di sonno per rigenerarsi, per far crescere i muscoli, per riparare i tessuti e sintetizzare gli ormoni.
Gli studi epidemiologici hanno mostrato che, quando le persone hanno riferito di dormire meno di sei ore a notte, erano quasi sempre in sovrappeso. David Dinges dell’Università della Pennsylvania, ha evidenziato come non ci fossero solo problemi di sovrappeso: nella sua ricerca le persone che hanno dormito molto poco (spesso meno di sei ore per notte) avevano più probabilità di sviluppare diabete o di subire un attacco di cuore.
Questi erano però solo studi osservazionali: per verificare qualche relazione causale tra i modelli di sonno e gli esiti metabolici, i ricercatori hanno dovuto portare i soggetti in laboratorio. Così nel 1999, Van Cauter e i suoi colleghi avevano 11 uomini dormono in laboratorio presso l’Università di Chicago. Per tre notti, i volontari hanno trascorso otto ore a letto, poi per sei notti è stata permesso di trascorrere solo quattro ore a letto (debito di sonno), e poi per sei notti gli uomini potevano dormire per un massimo di 12 ore (recupero del sonno). Durante il debito di sonno e di recupero, i ricercatori hanno dato ai partecipanti un test di tolleranza al glucosio e hanno trovato notevoli differenze. Mentre privati del sonno, il metabolismo del glucosio degli uomini assomigliava alla condizione di pre-diabete.
Nel 2012, sempre la squadra di Van Cauter ha biopsie di grasso da sette adulti che hanno trascorso quattro ore e mezzo a letto per quattro notti, e i ricercatori hanno trovato alterazioni nella segnalazione dell’insulina: non rispondevano più ad una delle sue principali funzioni.
È possibile che questi cambiamenti metabolici immediati potrebbero spiegare l’impatto sulla salute a lungo termine tra le persone che non dormono a sufficienza. In alcune ricerche utilizzando soggetti umani, i livelli di ormone leptina (sopprime l’appetito) diminuivano con la diminuzione di ore del sonno, mentre i livelli di grelina (promotore della fame), sono aumentati, stimolando un maggiore desiderio di cibo. Uno studio recente ha dimostrato che le persone con sonno limitato, aumentano di 300 calorie al giorno, la loro dieta.
Nel 2013, l’Università di Surrey Simon Archer, Derk-Jan Dijk, e colleghi hanno monitorato i volontari che hanno dormito circa sei ore a notte per una settimana e otto ore ogni notte per un altro. Alla fine di ogni settimana, hanno impedito ai partecipanti di dormire per un continuo 40 ore e hanno analizzato il loro sangue con lo scopo di cercare le differenze nell’espressione di alcuni geni associati al metabolismo. Questo studio ha mostrato che molti geni legati ai processi infiammatori e immunitari e con regolazione genica sono stati anche attivati o inibiti dopo la settimana di deprivazione del sonno.
Questi e altri studi mettere in chiaro che il sonno insufficiente può avere effetti profondi su differenti livelli: il livello psichico, direttamente coinvolto ne subisce anche le conseguenze a breve termine; gli organi del corpo e le sue funzioni, modulate dalla deprivazione o meno del sonno; il livello microscopico, che determina l’attivazione o la disattivazione di materiale del nostro codice genetico.
Un disturbo socialmente diffuso e spesso trattato con sufficienza sia dai pazienti stessi che da alcuni curanti; in cui predomina spesso la cura farmacologica, senza una vera e propria educazione del sonno. Componente questa che risulta essere fondamentale quando in gioco c’è una delle attività umane primarie dalla quale dipendono le funzioni degli organi e la qualità della nostra coscienza.