Il tema delle madri surrogate, che prestano il loro utero come veicolo di una maternità non propria, ma di altre coppie (sia etero che omosessuali), è delicato, complesso ed ha componenti anche di tipo etico e morale. Quello che sembra cruciale chiedersi è quanto questo sia una forzatura della natura e della vita stessa della donna portatrice della gravidanza.
Parlare di natura in termini generali potrebbe essere un rischio, visto che la natura prevede moltissime realtà e modalità di concepimento. Un esempio di questa diversificazione è “l’androgenesi” ovvero “nascita da un maschio”. Tale scoperta è stata fatta di recente nel “Cupressus dupreziana “ una delle piante più a rischio di estinzione del pianeta, che si trovano nel Sahara algerino. Si è scoperto che l’embrione dentro i semi del cipresso del Sahara è un clone del padre, che non presenta nessuna corrispondenza genetica con il portatore, l’albero madre. E’ esattamente la situazione descritta da Eschilo (Cosmologia) “non la madre è la genitrice di quello che è chiamato figlio: ella è la nutrice del germe in lei seminato. Il generatore è colui che la feconda.” Quando il polline del Cupressus dupreziana fu utilizzato per fecondare un’altra specie di Cupressus, la prole risultò identica alla dupreziana, e non un ibrido delle due specie come sarebbe stato ragionevole pensare. Questo è il primo caso di maternità surrogata nel regno botanico.
Spostandosi sul genere umano la natura prevede diverse forme di sessualità. L’eterosessualità dal greco hèteros (l’altro) descrive la tendenza ad indirizzare gli interessi sessuali verso un individuo di sesso opposto. L’omosessualità dal greco omo (uguale) definisce l’attrazione sessuale, che individui adulti provano per soggetti dello stesso sesso. Entrambe le forme di sessualità sono rintracciabili anche in altre specie animali.
Queste due sessualità trovano un’unica sostanziale differenza, l’impossibilità naturale delle coppie omosessuali di generare prole. Ma non solo le coppie omosessuali non possono avere figli, questo può accadere anche nelle coppie eterosessuali in caso in sterilità (di una dei due componenti o di coppia).
Il dibattito sulla genitorialità converge nella possibilità per coppie che non possono avere figli, di poter chiedere l’ausilio di una madre surrogata che concepisca il figlio che poi verrà a tutti gli effetti cresciuto dalla coppia richiedente.
Come abbiamo visto, il termine “contronatura” potrebbe essere inesatto visto, che un esempio lo troviamo nel mondo vegetale e in altre specie animali, ma lo possiamo transitare nel genere umano?
La genitorialità non è solo genetica, è anche accudimento, crescita, affetti, solidità e senza dubbio capacità di una coppia di occuparsi della prole. Se una coppia genitoriale che non può avere figli (sia etero che omo), valutate le capacità specifiche e di coppia ( stabilità morale, affettiva ed economica), quali e quante possibilità hanno di diventare genitori?
A questo punto, si può focalizzare l’attenzione sulle coppie che desiderano un figlio, o nel caso delle madri surrogate, sul dare la possibilità ad una donna di affittare il proprio utero. Forse è necessario pensare che avere dei genitori è un diritto, esserlo è un desiderio secondario rispetto a questo. Tre sono gli attori in questo dibattito:
- Le coppie (etero o omosessuali) che desiderano figli;
- I bambini senza genitori in stato di adottabilità che necessitano di genitori;
- Le donne che possono mettere il proprio utero a disposizione, in cambio di un riconoscimento economico.
Le coppie che desiderano figli ma che non ne possono avere, possono richiedere adozioni o affidi di minori in stato di adottabilità (in Italia solo coppie eterosessuali) oppure ricorrere alla madre surrogata. Attualmente in Italia la surrogazione di maternità è una pratica medica vietata. I cittadini italiani possono accedere a questa tecnica negli Stati dove è ammessa ed in seguito portare in Italia i figli nati. La legge italiana consente il riconoscimento automatico dei genitori biologici ed ammettono quindi l’iscrizione anagrafica del certificato di nascita del neonato.
Le donne, ove è legale, in cambio di denaro, prestano il proprio utero, gestano per nove mesi un bambino che poi non rivedranno mai poiché viene immediatamente affidato ai nuovi genitori.
Ci sono bambini che nascono orfani o abbandonati dai genitori che non possono curarsi della loro crescita, che, non avendo alternative, vivono in stato di marginalità.
Ci sono tre punti di vista ed ognuno è delicato e con la propria legittimità intrinseca; per porsi delle domande è forse necessario decidere a quale di questi tre “attori”, che per natura diversa sono in condizione di “fragilità”, si vuole garantire maggiore diritti e quindi dignità:
essere genitori, essere figli o prestare il proprio utero in cambio di denaro?
Di certo, l’orientamento sessuale della coppia, non è l’ago della bilancia.